28 anni dalla strage di Capaci: nel ricordo di Falcone e di chi diede la vita nel combattere le mafie

Un’ immagine d’ archivio di Giovanni Falcone. Si è concluso con due condanne all’ergastolo per i boss Giuseppe Barranca e Cristoforo Cannella, una a 30 anni per Cosimo D’Amato e una a 12 anni per il pentito Gaspare Spatuzza il processo, celebrato in abbreviato, dal gup di Caltanissetta David Salvucci per la strage di Capaci. 19 novembre 2014. PAL ARCHIVIO / ANSA

Alle 17.57 del 23 maggio di 28 anni fa una bomba portava via le vita di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo, la prima magistrata a cadere vittima di un attentato mafioso, e degli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, tre giovani uomini di 30 anni. La mafia attentava nuovamente alla nostra democrazia, feriva il nostro Paese nel profondo, lo farà ancora a Via d’Amelio e lo aveva fatto il 9 maggio ‘78 con l’attentato a Peppino Impastato, che la Rai ha deciso di ricordare con un film, regalandoci un profondo ritratto della madre, Felicia Impastato, interpretata da Lunetta Savino, che è riuscita a trasmetterci tutto il suo coraggio e il suo enorme dolore nella lotta per ottenere giustizia.

Dolore che il nostro Paese non deve dimenticare.
La mafia si nutre del silenzio e dell’indifferenza, annichilisce le coscienze, per questo dobbiamo mantenere vivo il ricordo di Falcone e delle donne e degli uomini che si sacrificarono per combattere questi sistemi criminali, il loro esempio deve rimanere nelle nostre menti, nei nostri cuori e sopratutto nelle nostre azioni. Anche in un momento di emergenza come questo, in cui l’Italia sta pian piano ripartendo, non dobbiamo abbassare la guardia nei confronti delle realtà mafiose che continuano ad esistere e a perpetrare il loro potere, nonostante il tenace contrasto delle istituzioni e gli importanti risultati ottenuti.

Ho avuto l’onore, in qualità di ministra, di accompagnare le studentesse e gli studenti di tutta Italia sulla Nave della Legalità, che ogni anno parte da Civitavecchia e arriva a Palermo il 23 mattina, per ricordare le vittime della strage di Capaci e per manifestare contro realtà mafiose e criminali.
Quest’anno la nave non farà il suo viaggio carica di giovani perché è oggi un ospedale galleggiante che presta assistenza alle persone affette dal virus, ma nonostante le difficoltà dovute all’emergenza, il Miur, le forze dell’ordine, la Fondazione Falcone e la Rai dedicheranno l’intera giornata al ricordo di coloro che perirono per non cedere al ricatto delle mafie.

Invito tutti a mettere sul proprio balcone un lenzuolo bianco, simbolo poetico e disperato della rivolta delle donne di Palermo dopo le stragi, invito tutti inoltre a ricordare queste grandi donne e questi grandi uomini, che combatterono e combattono la mafia, non solo il 23 maggio ma ogni giorni del nostro vivere civile, perché solo attraverso un esercizio quotidiano e costante della legalità possiamo sconfiggere e indebolire i sistemi che nel nostro Paese traggono linfa vitale da violenza, soprusi e illegalità.