Autore: valeria pubblicato il martedì, novembre 25 th, 2014 · no Comments · In Donne ,News

La vicepresidente del Senato, parlamentare del Pd, ha presentato un disegno di legge per introdurre nelle scuole l’educazione di genere. Un primo passo nella battaglia contro la violenza alle donne: “Basta con i libri che alle elementari parlano di bambine che cucinano” di CATERINA PASOLINI

“La battaglia contro la violenza alle donne comincia sui banchi di scuola, con un insegnamento che la smetta di tramandare luoghi comuni che inchiodano maschi e femmine a stereotipi, che ignora quanto l’altra metà del cielo ha fatto in tutti campi, dalla storia alle letteratura passando per l’astronomia”. Valeria Fedeli, Pd, vicepresidente del Senato, ne è convinta, tanto che ha presentato un disegno di legge per introdurre nelle scuole e nelle università l’educazione di genere.

La scuola ora insegna luoghi comuni?
“Alle elementari i libri parlano di bambine che cucinano o cullano le bambole e maschietti che giocano con le costruzioni, eppure in orbita ora mi pare ci sia una donna. Il problema è che in questo modo li si inchioda a stereotipi non lasciandoli liberi di seguire altre inclinazioni. Si dice che le bambine devono essere brave, ubbidienti e che i bambini non devono piangere ma vincere”.

È questa la differenza di genere?
“Imparano una grammatica dei sentimenti sbagliata che si chiude attorno a loro come una gabbia, perché esclude la complessità di ogni essere. È un errore dire che piangere è da femmine ed essere forti è da maschi, tutti siamo forti e fragili allo stesso tempo e una lacrima non esclude tenacia, anzi”.

Sono sterotipi che cambiano la vita?
“Sì perche uno non si sente autorizzato a pensare in modo diverso se ti hanno inculcato certe visioni, l’attesa del principe azzurro, la passività. Se chiedi ai bambini cos’è una governante ti rispondono una colf, non una donna presidente di regione. Eppure nella realtà le donne italiane sono molto più avanti di quello che si pensa, purtroppo è cosa difficile da accettare per i loro coetanei. La scuola in questo può aiutare a farli crescere assieme nel rispetto delle differenza e nella parità”.

I corsi sono voluti dall’Europa?
“Sì, da agosto ce lo chiede in base alla convenzione di Istanbul. Sino ad oggi dal punto di vista della prevenzione alla violenza e per la parità di genere ci sono state sperimentazioni in alcune scuole, ma mai nulla di complessivo. Non sono mai diventate programma scolastico, al massimo un oretta ogni tanto”.

Come sarà la scuola della parità?
“L’idea di fondo è che dalle elementari al liceo ci siano corsi che, dimenticando i luoghi comuni in primo luogo, rimandino ad un’idea di storia, letteratura e costruzione del mondo in cui si racconti anche il contributo delle donne. In questo modo si passa dall’infanzia in poi un messaggio di reale parità, nella diversità, di uguale contributo. In modo che nasca tra i ragazzi il profondo rispetto che porta al riconoscimento della libertà altrui di realizzarsi come forma di amore, invece del possesso come dimostrazione di affetto che porta alle violenze”

Tanta ancora la strada da fare?
“Be, lo dice un sondaggio fatto pochi giorni fa. Tutti i luoghi comuni sulle donne sono validi per gli uomini italiani Pensano che le loro compagne preferiscono stare a casa, non lavorare, occuparsi solo dei bambini. E questo non riconoscere la realtà e la voglia di parità c’è anche nel mondo del lavoro, dove le ragazze devono essere il doppio motivate e impegnate perché la loro bravura venga riconosciuta”.

La cultura per vincere la violenza?
“Sì, come prevenzione è quello che serve perché la violenza di genere è indipendente dal censo, appartenenza sociale: operaio o avvocato non cambia, significa che c’è qualcosa di più profondo e atavico che va cambiato alla radice per smettere di contare ogni anno le donne ferite uccise dai loro compagni. Si cambia partendo dai bambini, gli uomini di domani”.

http://www.repubblica.it/cronaca/2014/11/24/news/fedeli-101321685/

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